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CHIESE DI SANSEPOLCRO

SAN LORENZO

Chiude via Luca Pacioli, una delle strade più significative di Sansepolcro, la chiesa di San Lorenzo.

A seguito dell’ordine, a scopo militare, di distruzione dei “borghetti” a ridosso delle città, da parte di Cosimo I de Medici, le monache benedettine si trasferirono intorno al 1556 all’interno delle mura di Sansepolcro, dando così inizio alla costruzione della chiesa e dell’annesso convento. L’ingresso è preceduto da un loggiato cinquecentesco, con colonne in pietra serena. All’interno, dietro l’altare maggiore, in un impianto di stucchi barocco, si trova la tavola della Deposizione, capolavoro del primo manierismo toscano, del Rosso Fiorentino (Giovan Battista di Jacopo, 1495-1540) che la eseguì, trovandosi a passare per Sansepolcro fuggitivo dal sacco di Roma, nel periodo compreso tra il 1527 ed 1530.

L’EX CHIESA DI SANTA CHIARA (GIÀ SANT’AGOSTINO)

Vicinissima alla chiesa di San Lorenzo vi è la piccola ex chiesa di Santa Chiara, un tempo chiesa del convento di Sant’Agostino, già presente dal Trecento e intitolata poi a Santa Chiara, in seguito alla cessione alle monache clarisse nel 1555.

L’esterno mantiene ancora le murature e l’abside poligonale della chiesa medievale, edificata dai frati agostiniani a partire dal 1281. L’interno, decorato con stucchi settecenteschi, è ad unica navata con tetto a capriate e conserva: un Crocifisso del secolo XVIII, l’affresco del Sant’Andrea di Cherubino Alberti (1553-1615) al terzo altare, e sull’altare maggiore, l’Assunzione della Vergine, opera di scuola umbra dei primi anni del Cinquecento. Da questa chiesa proviene l’affresco di Piero della Francesca con San Giuliano (1455 ca.), oggi nella Pinacoteca civica della città.

SANTA MARIA DEI SERVI

La chiesa originaria risale alla fine del XIV secolo, di quel periodo restano le tre monofore tamponate, visibili nel lato sinistro della chiesa.

Negli anni compresi tra il 1717 ed 1727 tutto il complesso architettonico subì le trasformazioni barocche. Facciata e campanile sono rifacimenti rispettivamente, della fine dell’ottocento e del novecento. L’interno è ad unica navata, appare ben illuminato, decorato da stucchi e dorature tipicamente barocche. Sopra al presbiterio è la cupola, l’unica presente in una chiesa di Sansepolcro. A destra del presbiterio è custodita la smembrata pala raffigurante l’Assunzione della Vergine di Matteo di Giovanni (ca. 1430-ca. 1499), a lui commissionata nel 1487.

LA CHIESA DI SANT’ANTONIO ABATE E SANT’ELIGIO

L’edificio sacro si trova in via Sant’Antonio a Sansepolcro, edificato nel 1345 dalla Compagnia di Sant’Antonio abate e nata allo scopo di dare ricovero e ospitalità ai malati e ai pellegrini.

Dell’edificio originale, conserva il portale strombato con il bassorilievo del Cristo benedicente tra Sant’Antonio e Sant’Eligio. Come molte altre chiese di Sansepolcro, anche questa, ha subito varie modifiche nel seicento e nel settecento, apportate dal barocco. All’interno l’altare maggiore è decorato da un dossale cinquecentesco in legno intagliato e dorato, pregevole cornice allo Stendardo processionale della Compagnia del cortonese Luca Signorelli (1445-1523), da lui eseguito su commissione nel 1505. Dipinto su entrambi i lati, rispettivamente nella parte frontale: la Crocifissione e sul retro: le figure dei due Santi Antonio ed Eligio, quest’ultimo rappresentato con in mano gli attributi del maniscalco. Da notare, posta nella lunetta dell’altare maggiore, la tavola con l’Eterno Padre, opera di Raffaellino del Colle (ca. 1494-1566).

BASILICA CATTEDRALE DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA

L’attuale cattedrale, dedicata a San Giovanni Evangelista, dai più chiamata “Duomo”, fu riedificata in forme romanico-gotiche nel XIV secolo, sul precedente impianto abbaziale benedettino-camaldolese dei primi anni dell’XI secolo.

A questo periodo è da ascrivere anche la parte inferiore del campanile, rinnovato nella seconda metà del 1300 (dopo il crollo del 1352)  e dal 1585 più volte trasformato. Nel 1520, con la creazione della Diocesi di Sansepolcro da parte di papa Leone X, l’abbazia divenne Cattedrale dedicata a San Giovanni Evangelista, patrono della città e da allora anche della Diocesi. Nei secoli XVI e XVII, la Cattedrale subì diverse modifiche, interne ed esterne, dovute all’influsso in Toscana dell’arte barocca. Tra 1934 e 1943, su iniziativa del vescovo mons. Pompeo Ghezzi, vengono promossi radicali lavori di restauro secondo la linea “purista” allora in voga. Anche se furono distrutti quasi tutti gli elementi barocchi e tutte le epigrafi, è pur vero che fu possibile recuperare l’originaria fisionomia architettonica romanico-gotica e alcuni affreschi di scuola riminese e di Bartolomeo della Gatta dei secoli XIV-XV, in precedenza ricoperti dalle sovrastrutture dei secoli XVII-XVIII. Venne inoltre realizzata la Cappella del SS. Sacramento, nella quale fu collocato il Volto Santo, in precedenza posto sull’altare maggiore. Il ripristino novecentesco alle vecchie forme romanico-gotiche, interessò soprattutto la facciata che oggi si presenta a noi con i tre portali (da notare la strombatura di tipo lombardo di quello centrale) sormontati da monofore, i laterali, e da un grandioso rosone centrale. Il portale centrale in legno di noce è opera di maestranze locali dei primi anni del XVI secolo. L’interno è ripartito da possenti colonne in tre navate: la navata centrale con soffitto a capriate lignee e le due minori laterali, voltate. Si tratta di una struttura romanica con forti influssi gotici (rintracciabili soprattutto nell’abside poligonale, non terminata).
Sono qua presenti una serie di splendide opere d’arte a partire dalla navata laterale destra a giro antiorario: l’affresco di scuola romagnola (entro una nicchia) raffigurante la Madonna con Bambino (1385); al primo altare, l’ Incredulità di San Tommaso, del pittore manierista Santi di Tito (1536-1603); segue l’affresco della Crocefissione di Cristo, attribuito a Bartolomeo della Gatta (Pietro Dei, 1448-1502) e al secondo altare, l’ Adorazione dei pastori di Durante Alberti (1536-1623).
Il ricco altare di fondo della navata destra risale alla fine del seicento (1682) ed è l’unica testimonianza  rimasta in stile barocco, scampato ai restauri degli anni trenta del secolo scorso. Esso si apre sulla parte superiore entro il campanile, dal quale prende luce mediante una piccola cupola decorata in stucco, con al centro la Gloria di Cristo ed ai lati, Maria e papa Leone Magno. Ancora, al centro dell’altare, è la Madonna della Misericordia, di Raffaello Scaminossi (1529 – ?). Nel presbiterio, dietro l’altare  maggiore, è collocato, in un altro altare, il Polittico della Resurrezione, opera senese del 1348, realizzata da Niccolò di Segna. Da notare, nella tavola centrale, la rappresentazione del Cristo Risorto, vittorioso sulla morte, ed i soldati addormentati ai piedi del sarcofago scoperchiato: impostazione ripresa, oltre cento anni più tardi, nell’affresco di Piero della Francesca nel salone del Palazzo dei Conservatori, oggi la sala principale del museo Civico.
Alla parete, sotto l’organo, vi è collocata la tavola che raffigura, su riquadri, i Misteri del Rosario, (XVI sec.).
Nella cappella sinistra del presbiterio siamo rapiti e dominati dal Volto Santo, ad oggi, uno dei crocifissi lignei dipinti più antichi. Opera di età carolingia (sec. IX), forse primo modello del noto Volto Santo del Duomo di Lucca.  Proseguendo sulla navata laterale sinistra, vicino alla porta della sacrestia, è un tabernacolo da ricondurre alla bottega di Andrea Della Robbia, degli ultimi anni del 1400. Al secondo altare, l’Assunta di Jacopo Palma il Giovane (1544-1628), l’opera è firmata e datata 1602. Dopo pochi passi, abbiamo l’Ascensione di Cristo del Perugino (Pietro Vannucci, 1448 ca.-1523), eseguita, tra il 1505 ed il 1510, su commissione dell’abate Simone Graziani di cui più avanti troviamo il monumento sepolcrale di scuola fiorentina (primo ventennio del cinquecento).
Infine la Resurrezione di Cristo, prima opera conosciuta di Raffaellino del Colle, (1524).
Sulla controfacciata sono collocate due terrecotte di scuola Robbiana del XVI secolo: San Benedetto e San Romualdo, rispettivamente i fondatori dell’Ordine Benedettino e Camaldolese. Dalla porta laterale, che si apre a circa metà della navata destra, si accede al chiostro dove, su di un susseguirsi di lunette, viene rappresentato un ciclo di affreschi sulla vita di San Benedetto: opera commissionata dall’abate Simone Graziani, reggente dal 1490 al 1509, ad un autore ancora ignoto, ma di probabile provenienza dalla bottega del Sodoma, (Giovanni Bazzi, 1477-1549).

LA CAPPELLA DI SAN LEONARDO O MONACATO

Questa piccola cappella, che si apre sul corridoio del chiostro del Duomo di Sansepolcro, è da considerarsi il cuore della città stessa, poiché per tradizione è il luogo dove i Santi pellegrini fondatori Egidio ed Arcano, a seguito dell’evento miracoloso, costruirono l’oratorio per custodire le sacre reliquie portate dal Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Primo nucleo cristiano intorno al quale poi si sarebbe sviluppato il Borgo. La cappella è a pianta quadrata, sormontata da volta a crociera. Al suo interno, sulla parte di fondo, vi è un altare con arco a tutto sesto che fa da cornice ad un affresco, raffigurante  i dolenti (da sinistra): San Leonardo, San Romualdo, il Beato Egidio, San Pietro e un soldato romano di Cherubino Alberti (1553-1615), con al centro un crocifisso ligneo del quattrocento.
Da notare una lapide, a sinistra della porta d’ingresso, che riporta un estratto del testamento di Piero della Francesca, con le volontà di essere sepolto proprio in questo luogo.

SANTA MARIA MADRE DELLA GRAZIA

Si affaccia sulla piazza San Francesco il santuario Mariano cinquecentesco di Santa Maria della Grazia. Colpirà subito il portale ligneo d’ingresso, finemente intagliato, dove alcuni riquadri raffigurano scheletri rappresentanti la morte.

Pregevole, all’interno, la decorazione del soffitto a cassettoni in legno, opera di maestranze locali di fine XVI secolo. All’altare maggiore, dipinta nel 1555 da Raffaellino del Colle (1494?-1566), è la Madre della Grazia, immagine considerata miracolosa e molto venerata dagli abitanti di Sansepolcro; secondo la tradizione infatti, le mani della Vergine si aprirono, per far cessare un violentissimo terremoto che colpì la città nel 1558.

LA CHIESA DI SAN FRANCESCO

É un edificio sacro che si trova nella piazza omonima. Il primo nucleo della chiesa francescana risale alla fine del secolo XIII. Di quel periodo conserva ancora parte della facciata in cui si aprono il portale ed il rosone gotici.

Particolare attenzione va posta alla torre campanaria a cuspide, anch’essa d’architettura trecentesca. L’interno, completamente rinnovato nel Settecento, con l’apposizione della volta e del coro semicircolare, mantiene l’originario impianto a navata unica, tipico degli ordini mendicanti. L’altare maggiore in pietra a forma di sarcofago, con colonne tortili, è datato 1304. Da notare, al primo altare sinistro, la tela del Passignano (Domenico Cresti, 1559-1638), raffigurante la Disputa nel Tempio, e nel terzo altare destro di Giovanni de’ Vecchi (1536 ca. -1614), l’opera con le Stimmate di San Francesco. Della costruzione antica si conserva anche una statua in terracotta policroma del XV secolo, raffigurante sant’ Antonio di Padova. Nella cripta è conservato il corpo del Beato Ranieri, frate francescano, morto il giorno 1 novembre 1304.

L’EREMO DI MONTECASALE

È un edificio sacro, posto a 700 metri di altezza che si trova nella località omonima, sempre nel territorio comunale di Sansepolcro. Secondo la tradizione, le origini risalirebbero al 1213, con una fondazione addirittura attribuita al Santo d’Italia, San Francesco.

L’eremo è un luogo di primaria importanza della spiritualità francescana, ancor oggi molto frequentato da pellegrini e turisti, non solo per aver ospitato il santo di Assisi, ma anche per essere stato un sito testimone di eventi miracolosi, operati da Francesco, come quello della “conversione dei tre ladroni”. Tra XIII e XIV secolo,  si sviluppa un culto mariano attorno all’immagine della Madonna in Trono col Bambino, scultura lignea policroma del XIII secolo ancora visibile all’interno della chiesa. Agli inizi del XVI secolo vi si insediano, e ancora oggi vi risiedono, i Frati Minori Cappuccini. Il complesso conserva il primitivo impianto dei più antichi conventi francescani, caratterizzato dall’accostamento, intorno ad un chiostro centrale dai grossi pilastri in pietra architravati, di piccoli edifici legati alle funzioni monastiche. È esempio notevole di un’architettura povera, fatta con materiali locali, ispirata alla semplicità della vita dei religiosi.

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